sabato 24 settembre 2011

Vogliamo i colonnelli (1973)

Cronaca di un colpo di Stato
di Mario Monicelli


Regia di Mario Monicelli. Soggetto e Sceneggiatura: Age (Agenore Incrocci), Furio Scarpelli, Mario Monicelli. Montaggio: Ruggero Mastroianni. Musiche: Carlo Rustichelli. Fotografia: Alberto Spagnoli. Produttori: Pio Angeletti e Adriano De Micheli. Interpreti: Ugo Tognazzi, Carla Tatò, Duilio Del Prete, Antonino Faà di Bruno, Giancarlo Fusco, Giuseppe Maffioli, Camillo Milli, François Périer, Pino Zac, Lino Puglisi, Claude Dauphin, Pietro Tordi, Vincenzo Falanga e Luciano Catenacci.


Mario Monicelli si dedica alla satira politica, superficiale quanto si vuole e a tratti ai limiti della farsa, ma ispirata a eventi reali e decisamente critica verso il sistema di potere democristiano.


Ugo Tognazzi è l’onorevole Giuseppe Tritoni, ex generale dell’esercito, nostalgico fascista eletto nel collegio di Livorno, che abbandona il partito e si mette a capo di una banda di cialtroni decisi a compiere un colpo di Stato per restaurare ordine e disciplina. La scintilla che spinge a muoversi i gruppi eversivi è un attentato a Milano, eseguito da un gruppo di estrema sinistra, che vede come bersaglio il Duomo e la statua della Madonnina. Tognazzi è bravissimo, recita in livornese come se fosse toscano, confonde il vernacolo fiorentino con quello della provincia labronica, ma non è un problema. Perfetta la sua interpretazione da capo golpista tutto d’un pezzo, grande scopatore e combattente coraggioso che deve portare la croce di un figlio studioso e poco incline alla lotta. Il film è condotto come se fosse un reportage giornalistico, procede per immagini sotto forma di diario degli eventi e analizza i fatti con lo stile di un documentario politico.

Carla Tatò

Carla Tatò è un’ottima attrice di teatro, alla seconda prova cinematografica dopo Sbatti il mostro in prima pagina (1972) di Marco Bellocchio, che nel film ha un ruolo sexy molto interessante. È Marcella Bassi Lega, figlia di un generale che muore d’infarto perché la scopre a far l’amore con Tritoni, è l’amante per niente fedele del capo golpista. La castigata parte erotica della pellicola è nelle sue mani, perché spesso la vediamo in atteggiamenti intimi con l’amante di turno. Molto suggestivo un valzer lento sulle note di Vecchio scarpone di Gino Latilla. ballato dalla Tatò e da Tognazzi dopo l’ennesimo tradimento. La figlia del generale è un’amante focosa, ma ha il difetto non da poco di darla via con grande facilità e di far l’amore nei luoghi più impensati.


Monicelli fa satira graffiante sulla situazione politica italiana e immagina un gruppo di nostalgici fascisti che vogliono riprendere il potere. Non era difficile, perché nel nostro paese c’erano stati il tentato golpe De Lorenzo (1969) e il comico progetto eversivo del principe Junio Valerio Borghese (1970). Il regista e gli sceneggiatori utilizzano resoconti di stampa (soprattutto L’Espresso) per costruire nei dettagli più ridicoli il tentato golpe neofascista. Tritoni recluta generali in pensione, giovani arditi, persone di destra e qualunquisti, preparati a base di vecchi discorsi del duce e addestrati alla dottrina della disuguaglianza. “Soltanto i coglioni sono uguali!”, “Dobbiamo distruggere un mostro chiamato democrazia!”, grida Tognazzi al colmo dell’euforia.


Il programma di governo è retrogrado e populista, alla base di tutto ci sono ordine e disciplina, ma anche ordine e potere. Per questo il piano eversivo prende il nome di Orpo, che è una sigla ma pure un’imprecazione popolare.  Slogan fascisti inneggiano ai colonnelli, perché il riferimento temporale più vicino è il golpe militare in Grecia che portò al potere l’estrema destra. Il ridicolo colpo di Stato prende il via dal Piano Volpe Nera, prevede un attacco alla Rai, agli obiettivi strategici e alla residenza del Presidente della Repubblica. Il motto dei cialtroni non può che guardare indietro: “C’è un grande passato nel nostro futuro”, dicono. Alcuni generali rimbambiti lo dicono al contrario e provocano l’effetto comico.

  Il grande Mario Monicelli

Le truppe golpiste sbarcano e commettono errori su errori: i paracaduti finiscono in una stalla, alcuni militi si perdono nel buio dello Stadio Flaminio e catturano il custode, un commando giunge alla Rai quando i programmi sono finiti ed è inutile trasmettere comunicati perché i televisori sono spenti. La polizia arresta tutti e fa irruzione nella residenza del Presidente della Repubblica fermando definitivamente il commendo golpista. L’onorevole Tritoni viene arrestato a casa della sua donna, nascosto sotto il letto, ma non può sostenere che ha passato la notte con lei, perché dall’armadio esce un amante.

Un tentativo di golpe cialtrone condotto in Spagna dal generale Tejero

Un golpe pagliacciata finisce nel nulla, ma il Ministro degli Interni (Lino Puglisi) ne approfitta per dare una sterzata eversiva al paese. La vera satira politica di Monicelli è tutta nel finale amaro, tipico della sua poetica senza speranza. I golpisti nostalgici servono come giustificazione al potere democristiano per stringere i freni e invocare misure eccezionali per riportare l’ordine. Il Presidente della Repubblica muore d’infarto (come accadde ad Antonio Segni nel 1964) e lascia il posto a un governo di transizione voluto dalla grande destra che arriva a proibire le riunioni al bar come adunate sediziose e a limitare il diritto di sciopero. Tognazzi finisce a tentare di vendere il suo progetto eversivo a due esponenti di destra di un giovane Stato africano. Non ci riuscirà.


Il film è girato a Roma e negli studi di Cinecittà. Aiuto regista è un nome che sarà importante nella nuova commedia all’italiana: Carlo Vanzina. Tra gli attori ricordiamo Camillo Milli, caratterista interessante della commedia sexy, utilizzato nei panni dello stratega di un piano che fallisce su tutta la linea. Il disegnatore satirico Pino Zac (lo ricordiamo ne Il Male) è un pararazzo che fotografa i golpisti, li denuncia, ma non viene creduto dal ministro e in compenso prende un sacco di botte dai fascisti. Lo scrittore Giancarlo Fusco è il golpista sardo Gavino Furas, mentre Antonino di Faà di Bruno è un generale piemontese in pensione. Duilio Del Prete è un Monsignor Sartorello che non disdegna le belle donne.


Vogliamo i colonnelli è un lavoro di fantapolitica, ispirato alla realtà italiana, critico, farsesco, ironico, ancora divertente e utile come documento per capire un periodo difficile della nostra storia costituzionale.

Per vedere buona parte del film: http://www.youtube.com/watch?v=YaNC38BIl18

Gordiano Lupi

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