giovedì 24 novembre 2011

Le spie vengono dal semifreddo (1966)

di Mario Bava


Regia: Mario Bava. Soggetto e Sceneggiatura: Fulvio Lucisano, James H. Nicholson, Louis M. Heyward, Castellano e Pipolo, Franco Dal Cer. Fotografia: Antonio Rinaldi, Mario Bava. Musica: Coriolano Gori. Montaggio: Federico Muller. Aiuto Regista: Lamberto Bava. Produzione: Louis M. Heyward, Fulvio Lucisano per Italian International Film. Interpreti: Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Vincent Price, Fabian (Fabiano Anthony Forte), Gianfranco Mulé, Laura Antonelli, Ennio Antonelli, Mario Bava, Louis M. Eyward, Moa Tahi, George Wang. 


Mario Bava (1914 - 1980) incontra Franco e Ciccio per una produzione internazionale che negli Stati Uniti esce come Dr. Goldfoot and the Girl Bombs, ultimo di tre titoli di una trilogia parodistica che fa la parodia del temibile Auric Goldfinger di bondiana memoria. Il criminale partorito dalla fantasia di Ian Fleming era già stato ridicolizzato da Franco e Ciccio nel divertente Due mafiosi contro Goldginger (1965) di Giorgio Simonelli, ma questa volta la presenza di un grande attore come Vincent Price conferisce un alone internazionale alla vicenda. Il titolo italiano della terza avventura del dottor Goldfoot, interpretato da un irresistibile Vincent Price, dovrebbe essere I due mafiosi dell’F.B.I., ma la produzione opta per il più surreale Le spie vengono dal semifreddo. Il primo film parodistico con protagonista Vincent Price nei panni del dottor Goldfoot è Il Dr. Goldfoot and the Bikini Machine, da noi tradotto come Il Dr. Goldfoot e il nostro agente 00… e un quarto (1965), che dà il via alla saga delle donne in bikini prodotte da un diabolico congegno con lo scopo di compiere i crimini più efferati. Le spie vengono dal semifreddo vede i robot femminili in abiti discinti nel ruolo di donne bomba con il bacio che uccide, anzi che fa esplodere. Il dottor Goldfoot medita di impadronirsi del mondo dopo aver ucciso tutti i generali statunitensi e aver fatto scoppiare una guerra nucleare tra USA e Unione Sovietica. Franco e Ciccio sono due portieri d’albergo molto pasticcioni che studiano per corrispondenza e vorrebbero diventare agenti segreti. A un certo punto vengono inseriti nei servizi di spionaggio dal cantante Fabian Forte nei panni di un ingessato agente segreto e da un improbabile capo come Francesco Mulè, doppiato da Carlo Croccolo alla maniera di Oliver Hardy. Nel cast dobbiamo ricordare il debutto assoluto di una giovanissima Laura Antonelli che ci delizia con la visione delle lunghe gambe indossando un provocante bikini durante brevi scene di lotta.


Franco Franchi canta la sigla di testa Bang bang kissene, scritta da Castellano e Pipolo, tra cosce femminili e bikini succinti, ma anche durante la pellicola mostra la sua propensione per le bellezze muliebri. Ricordiamo un micidiale numero da trasformista nei panni di un gallo, ispirato a un analogo siparietto di Totò (Totò cerca casa, ma anche molto cabaret) che imita la gallina mentre fa l’uovo. Ciccio Ingrassia vestito e compassato come Sherlock Holmes intento a fumare la pipa non è meno divertente. La sequenza dove le aspiranti spie fanno la spesa con il carrello e pensano di acquistare armi citando battute di Carosello (“Ciò che natura crea Ciccio conserva”) è un esempio di comicità surreale. Vincent Price è eccezionale: dialoga con il pubblico guardando la macchina da presa, alleva pirañas che divorano quarti di bue in trenta secondi, si traveste da suora, interpreta un sosia inglese che tartaglia e infine duetta con Ciccio Ingrassia che diventa il suo specchio comico. Francesco Mulè doppiato come Oliver Hardy è abbastanza strano ma l’effetto comico - infantile è assicurato e ai bambini piace molto. Tante ragazze in bikini completano il cast per offrire allo spettatore uno spettacolo insolito e trasgressivo, ma nei titoli compaiono solo Laura Antonelli e Moa Tai. Mario Bava compare in un breve cammeo nei panni di un angelo, quando i nostri eroi volano tra le nuvole dopo la fuga dal Luna Park in mongolfiera. Fabian Forte è un cantante meteora del quale nessuno ha più sentito parlare, ma qui recita solo la parte del belo da fotoromanzo.

La debuttante Laura Antonelli

Il film è una pochade fantastica basata su elementi irrazionali e battute ai limiti del nonsense: “Sono sicuro che è un piccione viaggiatore perché ha la valigia”, dice Ciccio. Franco rincara, quando lo vede morire folgorato: “Ecco la morte del piccione viaggiatore”. Molte sequenze citano le comiche e il periodo del cinema muto, la comicità slapstick e il fantastico puro. Mario Bava inserisce un tocco d’artista con una fotografia inimitabile, effetti speciali fantastici e una regia impeccabile. Bava non può evitare di ricorrere ad alcuni elementi horror, come gli uomini divorati dai pirañas che riemergono scheletri colorati di un giallo intenso. Ricordiamo le scene in mongolfiera tra le nuvole (pezzetti di cotone incollato sulla macchina da presa) e le sequenze a cavallo di una bomba realizzate con la pellicola sovraimpressa.


Mario Bava è noto al grande pubblico come regista di film horror e fantastici, ricchi di atmosfere gotiche e suggestioni oniriche, come I vampiri (1956) - realizzato insieme a Riccardo Freda -, La maschera del demonio (1960), I tre volti della paura (1963), La frusta e il corpo (1963), Sei donne per l’assassino (1964), Terrore nello spazio (1965), Operazione paura (1966) e Diabolik (1966). Gli anni Settanta e Ottanta di Bava vedono ancora titoli a metà strada tra il noir e l’horror: Cinque bambole per una luna d’agosto (1970), Lisa e il diavolo (1972), La casa dell’esorcismo (1975), Cani arrabbiati (1974) e Shock (1977). Bava collabora con Dario Argento alla realizzazione de L’uccello dalle piume di cristallo (1970) e agli effetti speciali di Inferno (1980). Alla sua morte, il re dell’horror italiano diventa Dario Argento che svolge il suo compito con originalità, anche se deve molto al maestro. Le spie vengono dal semifreddo rappresenta un unicum farsesco e deliberatamente comico in un corpus produttivo di taglio nero e inquietante. Bava è autore che ama il thriller e il racconto di suspense, non stravede per la commedia, al contrario del collega Lucio Fulci che lavora molto e con passione al fianco di Franco e Ciccio.


Il finale de Le spie vengono dal semifreddo è da cinema comico - surreale. Franco e Ciccio vengono arrestati dai russi e sbattuti in Siberia, d’accordo con gli americani che non vogliono più saperne. Vediamo Ciccio nel fondo di una pentola insieme agli spaghetti, per riscaldarsi, visto che in Siberia fa freddo. “Chiudi, che il film è finito!” dice rivolto agli esterrefatti Ciccio Ingrassia e Vincent Price.  


Le spie vengono dal semifreddo non piace al pubblico italiano che lo giudica troppo stravagante e surreale. La critica alta lo stronca di brutto e Paolo Mereghetti non cambia opinione, nonostante il passare degli anni: “Goffa parodia dei film di 007 girata in economia e in cui male si inseriscono i due comici nostrani”. Non condividiamo. Siamo più vicini a Morandini e Farinotti che - forse convinti in tempi recenti - parlano di “una buona parodia del cinema di spionaggio ben governata dal mestiere di Bava”. La pellicola è stata rimasterizzata nel 2005 per la Mostra del Cinema di Venezia, in occasione della rassegna Cinema Segreto Italiano, con il contributo di Rai Cinema.

Per vedere la sigla di testa, molto originale, e apprezzare la canzone cantata da Franco Franchi: http://www.youtube.com/watch?v=ajZwzoJE2bk

Il trailer ufficiale: http://www.youtube.com/watch?v=QKUE-K0Ni6Y&feature=related

Gordiano Lupi

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