lunedì 12 novembre 2012

Sedotti e bidonati (1964)

di Giorgio Bianchi


Regia: Giorgio Bianchi. Soggetto e Sceneggiatura: Roberto Gianviti, Amedeo Sollazzo. Produzione: Ramofilm di Roberto Amoroso. Ideato e Realizzato: Roberto Amoroso. Montaggio: Antonietta Zita. Fotografia: Adalberto (Bitto) Albertini, Enrico Menczer. Architetto: F. Fontana. Musiche: Carlo Rustichelli. Direzione Musiche: Carlo Savina (Edizioni Musicali C.A.M.). L’ammucchiata di Rustichelli e Lepore è cantata da I Gemelli. Direttore di Produzione: Romano Cardarelli. Aiuto Regista: A. Florio. Negativi - Positivi - Effetti Ottici: Spes diretti da E. Catalucci. Teatri di Posa: Cinecittà. Sincronizzazione: Fono Roma. Pellicola: Ferrania P.36. Interpreti: Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Mia e Pia Genberg, Miranda Martino, Alberto Bonucci, Leopoldo Trieste, Pietro De Vico, Alfredo Marchetti, Oreste Palella, Romano Giomini, Elena Nicolai.


Sedotti e bidonati riprende in forma ironica il titolo Sedotta e abbandonata (1963) di Pietro Germi, grande successo di critica e di pubblico, ma non è una parodia, perché la tematica comica è completamente diversa. Il disegno animato della sigla di testa è molto originale, stigmatizza i ruoli dei protagonisti e ironizza sul cast tecnico. Roberto Amoroso è un fornaio che mette in cottura pizze cinematografiche. Gianviti e Sollazzo sono due alunni somari che scrivono abaso l’asquola. La montatrice Zita compone il titolo con le lettere ritagliate. Albertini (futuro inventore dell’esotico - erotico) e Menczer arringano le macchine da presa. Carlo Rustichelli è un uomo - orchestra che suona gli strumenti con il corpo. Il regista Giorgio Bianchi è un domatore che impugna la frusta.

Il vero finale, non quello che racconta Mereghetti!

Il film è una farsa esilarante che si lascia vedere con piacere, basata sulla dabbenaggine dei due protagonisti, truffati ripetutamente da una banda di malfattori, ma ingenui sino alla fine. Franco e Ciccio sono due agricoltori siciliani che vengono scelti per sposare Mia e Pia, due belle ragazze svedesi con un difetto fisico: sono gemelle siamesi attaccate per un fianco. La commedia degli equivoci si scatena prima sui nomi: la tua è Mia, la Mia è tua… una lite sul malinteso e i due stupidi contadini ci mettono un po’ ad accordarsi sul fatto che la tua si chiama Mia, la mia si chiama Pia. Altri qui pro quo cominciano a prendere corpo quando Franco e Ciccio conoscono le due belle ragazze, si rendono conto che sono molto attaccate e che dovranno fare tutto in quattro, pure dopo sposati.


Notevole la sequenza al tabarin, quando Franco e Ciccio inventano L’ammucchiata, un nuovo ballo alla moda sulla musica composta da Rustichelli e Lepore, cantata da I Gemelli. Non esiste altro modo di danzare con due gemelle siamesi, è possibile solo ammucchiarsi. Pietro De Vico è un divertente capomastro che cerca di soddisfare le esigenze abitative di Franco e Ciccio: un bagno per due e una vasca doppia. I nostri eroi cercano anche un letto a quattro piazze, mentre deliziano il pubblico con storiche espressioni a base di smorfie. Presto viene svelata la truffa agli spettatori: una banda che vuole spillare cinquanta milioni ai due sprovveduti convincendoli che un professore tedesco sia in grado di operare le due ragazze. “Pane, amore e incocchiatura”, dice Franco, che le sposerebbe anche unite. Ciccio, invece si lascia convincere da una pratica operazione, nonostante il prezzo.

Al cimitero, piangono la scomparsa delle loro belle

I due sciocchi contadini vendono tutto e pagano, ma la truffa finisce con Mia e Pia decedute per finta e sepolte al cimitero. Esilarante Franco davanti alla sua bellezza tumulate: “Cara Pia perché sei morta/ pane e vin non ti mancava/ l’insalata l’avei nell’orto…”, ma anche Ciccio: “Così è la vita. Oggi a loro, domani a te”, non è da meno. Franco e Ciccio tornano al paese dove ereditano cento milioni perché la vecchia zia è morta di attacco cardiaco. Franco: “Dov’è questo cardiaco? Lo faccio a pezzi!”.


I truffatori organizzano una nuova messa in scena ai loro danni, mettendo in scena le gemelle brune di Mia e Pia, che prima li fanno innamorare, poi vengono rapite da un finto frate. Tocca ai nostri sciocchi eroi pagare il riscatto, ma per fortuna sbagliano luogo, danno i soldi a un’altra banda e liberano un bambino rapito. La polizia capisce tutto, usa i cugini siculi come esca e coglie in flagrante i truffatori. Il commissario prova a spiegare l’accaduto a Franco e Ciccio ma loro non capiscono. Troppo complicato. In ogni caso tornano in Sicilia, tentano di copiare la truffa dei fratelli siamesi, ma si beccano tre anni di galera. Franco: “Vedrai che ci sistemiamo per tutta la vita, avevi detto. Per tutta la vita no, ma per tre anni siamo a posto”.


Franco e Ciccio non hanno ancora ruoli ben definiti, sono due sciocchi integrali, ma la caratterizzazione del personaggio di Ciccio deve essere messa a punto. Poche le smorfie, molti i malintesi e ben registrata la commedia degli equivoci, in una farsa costruita su una solida sceneggiatura. Bravissimo Alberto Bonucci che fa il trasformista alla Fregoli passando da cameriere a maggiordomo, sino a frate e infermiere tedesco. Mia e Pia Genberg sono due belle gemelle svedesi che mostrano lunghe gambe da ballerine in una rapida sequenza iniziale. Leopoldo Trieste è un mafioso siculo, unico punto di contatto con il film di Germi. La pellicola è girata in un nitido bianco e nero, per gli esterni gode di un’ottima location siciliana, mentre gli interni sono negli studi di Cinecittà. Il treno anni Sessanta con la terza classe e i sedili di legno inserisce il tema del viaggio con i nostri eroi che fanno la spola tra la Sicilia e Roma. Buone le musiche di Carlo Rustichelli, soprattutto il divertente motivetto L’ammucchiata.

Leopoldo Trieste

Paolo Mereghetti concede una sola stella, ma va capito, perché non ha visto il film: “Due sprovveduti dopo essere stati derubati da due sorelle di cui si erano innamorati, tentano di rifarsi con due ricche bruttone. Fanno male i loro conti e sono costretti a sposarle”. Quale film avrà visto il noto critico milanese? Forse una pellicola pirata con la trama modificata? Non è dato saperlo. In ogni caso - pur senza raccontare la trama giusta - si permette di aggiungere: “Puntuale e fiacca parodia del film del momento: il risultato è scadente, l’idea redditizia (705 milioni di incasso contro i 989 di Sedotta e abbandonata di Germi)”. Come abbiamo tentato di spiegare, Sedotti e bidonati non è una parodia di Sedotta e abbandonata, ma ironizza sul titolo per motivi di cassetta. Morando Morandini concede due stelle e ammette che per il pubblico ne vale tre: “Negli anni d’oro della loro carriera, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia non si lasciano sfuggire nessuna occasione di parodia: qui tocca al noto film di Pietro Germi. Alti e bassi: gli alti divertenti, i bassi tollerabili”. Il giudizio è più obiettivo, ma si insiste sull’equivoco imperdonabile della parodia. Pino Farinotti conferma le due stelle, non motiva, ma almeno sintetizza la trama senza commettere errori.


Gordiano Lupi

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