venerdì 8 febbraio 2013

Il profeta (1967)

di Dino Risi


Regia: Dino Risi. Soggetto: Ruggero Maccari, Ettore Scola, Dino Risi. Sceneggiatura: Ettore Scola, Ruggero Maccari. Fotografia: Alessandro D’Eva. Montaggio: Marcello Malvestito. Scenografia: Giovanni Natalucci, Piero Poletto. Musiche: Armando Trovaioli. Interpreti: Vittorio Gassman, Ann-Margrett (Ann Margaret Olsson), Oreste Lionello, Liana Orfei, Fiorenzo Fiorentini, Enzo Robutti, Yvonne Sanson. Produttore: Mario Cecchi Gori. Durata: 100’. Genere: Commedia. Colore. Italia, 1968.


Il profeta è un film figlio del Sessantotto, una pellicola generata da un clima culturale ben determinato, che va storicizzata per essere apprezzata fino in fondo. Dino Risi ha fatto di meglio, certo. Ma questa parabola anticonsumistica, impostata sul ritorno alla vita naturale, è ancora un prodotto godibile che strappa il sorriso e fa riflettere.

Vittorio Gassman è Pietro Breccia, un uomo stufo della civiltà che veste i panni dell’eremita, si lascia alle spalle modernità e famiglia, per ritirarsi sul Monte Soratte, vicino Roma, dove conduce vita da asceta. La civiltà dei consumi è inutile e corruttrice, lui non capisce la pubblicità, il traffico, la congestione delle strade, ma neppure i movimenti hippie, i figli dei fiori, le donne che pretendono diritti. Non ha fatto i conti con la televisione, grande corruttrice che irrompe nella sua vita, lo fa diventare un personaggio, dando in pasto agli spettatori la vita di un eremita, come se fosse una fiction. Finisce la pace, l’uomo è risucchiato dalla civiltà dei consumi, che lo normalizza, lo sfrutta, lo fa diventare uno dei tanti, persino peggiore di chi criticava.


Durante la sua permanenza romana si innamora di Maggie (Ann-Margrett), hippie disinibita che guida la moto e sfoggia una mise sessantottina a base di minigonna e stivaloni, infrangendo con lei il voto di castità. Oreste Lionello (doppiato, lui che è stato un grande doppiatore…), invece, è Puccio, losco giornalista che architetta imbrogli per sfruttare la notorietà del profeta. Pietro Breccia perderà l’amore, si lascerà corrompere da denaro, civiltà dei consumi e ricchezza, rinnegando la sua filosofia e gli ideali per cui aveva abbandonato la famiglia. Sposa la sorella di Puccio (Liana Orfei), apre il ristorante Dal Profeta, dove i camerieri indossano un tipico vestito di finta pelle di capra e diventa un imprenditore di successo.


Il profeta è una commedia gradevole, a metà strada tra il taglio realistico e il surreale, apprezzata dal pubblico, ma poco gradita dalla critica. Ettore Scola e Ruggero Maccari ci mettono le loro idee originali che hanno reso grande la commedia all’italiana, Armando Trovaioli una musica suadente a base di canzoni d’epoca (Bada Caterina), ma la stampa parla di “una rimasticatura de Il tigre (1967) con intenzioni di critica sociale e satira dei costumi non del tutto riuscite” Persino Dino Risi pare che abbia risposto a un giornalista del Corriere della Sera: “Un film di cui preferirei non parlare”. Troppo caustico.


Il film diverte, la commedia ha buoni tempi comici e Vittorio Gassman è ben calato nella parte di uno strampalato profeta che prima aborre la civiltà e dopo si lascia incantare dai sogni di ricchezza. Bene anche Oreste Lionello come laido giornalista speculatore che segue il profeta e ne individua le potenzialità economiche. La pellicola è interessante anche come spaccato di un’Italia che non esiste più, tra comuni di giovani, figli dei fiori, ragazzine in minigonna, prima pubblicità televisiva (Carosello), supermercati e traffico a base di Fiat Cinquecento.


Pino Farinotti la vede come noi, perché concede tre stelle, ma non motiva. Morando Morandini fa parte della critica che non gradisce: un stella, ma senza commentare. Per il pubblico restano due stelle. Paolo Mereghetti concede una stella e mezzo, ma distrugge il film: “Una satira qualunquista e meccanica sulla capacità di reintegrazione e assorbimento della società dei consumi e del successo, tutta affidata alle capacità istrioniche di Gassman, tra gag e battute non molto riuscite”.


Non è così vero. Gassman è importante, certo, ma le idee ci sono e la critica sociale non è così qualunquista. Il tema della società dei consumi che impedisce una vita naturale è più che mai attuale. Da rivedere, senza pregiudizi.

Per vedere alcune sequenze:



Gordiano Lupi

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