sabato 16 marzo 2013

Una botta di vita (1988)

di Enrico Oldoini


Regia: Enrico Oldoini. Soggetto: Aurelio Chiesa. Sceneggiatura: Age (Agenore Incrocci), Liliana Betti, Alberto Sordi, Enrico Oldoini. Produttori: Pio Angeletti, Adriano De Micheli, Fulvio Lucisano. Produttore Associato: Antonio Passalia. Coproduzione Italo - Francese: International Dean Film (Roma), Italian International Film (Roma), Italfrance Films (Parigi). Montaggio: Raimondo Crociani. Fotografia: Giuseppe Ruzzolini. Organizzatore Generale: Mario D’Alessio. Direttore di Produzione: Gerard Croce. Aiuto Regista: Paolo Costella. Aiuto Regista Francese: Bruno Trompier. Arredatore: Elio Micheli. Scenografia e Costumi: Luciano Sagoni. Musica: Manuel De Sica. Interni: Cinecittà. Esterni: Sala Bolognese, Bordighera, Montecarlo, Saint Tropez, Cannes, Portofino. Interpreti: Alberto Sordi, Bernard Blier, Andréa Ferreol, Elena Falgheri, Vittorio Caprioli, Alberto Sorrentino, Charles Millot, Josette Nieri, André Gely, Chantal Garin, Jean Pierre Besson. Voce di Bernard Blier: Antonio Guidi. Doppiaggio: Gruppo 30. 

Blier e Sordi

Una botta di vita arriva in piena crisi del cinema italiano. Non è un film memorabile, ma si ricorda come un’occasione perduta per confezionare una pellicola importante sulla terza età, invece che una sfilza di luoghi comuni tenuti insieme da un esile collante. Bernard Blier morirà due anni dopo, ma adesso è impegnato in una rimpatriata con Alberto Sordi dopo aver lavorato insieme in capolavori assoluti come La grande guerra (1959) di Mario Monicelli e nello scoliano Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa? (1968). Il ruolo femminile più importante è ricoperto dall’attrice francese Andréa Ferreol, ma anche una poco nota Elena Falgheri regala una breve apparizione. Vittorio Caprioli è sottoutilizzato nel ruolo del cuoco che ha tradito Sordi portandogli via l’amore della sua vita.

Bernard Blier

Un film on the road sull’amicizia tra due persone anziane che si trovano sole per ferragosto in un paese della Romagna. Elvio Battistini (Sordi) è un rozzo gestore di un cinema di provincia dove non entra più nessuno (la crisi del cinema), mentre Giuseppe Mondardini (Blier) è un vecchio intellettuale che ama l’opera e si atteggia ancora a tombeur de femmes. Una coppia insolita che finisce in Costa Azzurra a bordo di una vecchia auto che il proprietario chiama Teresa, passando per Bordighera, Montecarlo, Portofino e Cannes. Un viaggio iniziatico alla scoperta del senso della vita, con Sordi che palesa tutta l’inettitudine di un personaggio bugiardo e dedito al turpiloquio, mentre Blier si abbandona a citazioni colte e tentativi di conquista. Il film è un contenitore di frasi a effetto come “è brutto invecchiare, sai?”, ma anche “passi il ferragosto a fare il cane da guardia”, citazioni prese dalla vita cinematografica: “noi due ci siamo già incontrati”, cose proustiane come “la realtà è il più abile dei nostri nemici”, dialoghi assurdi: “ma lei pensa mai alla morte?”, con risposte tipo: “mai durante i pasti!”, domande come “la solitudine allunga il tempo o lo accorcia?”. Sordi interpreta un bugiardo matricolato che pensa solo a mangiare, racconta di aver perso una gamba per salvare un bambino durante la guerra mentre è finito sotto un tram; dice che la moglie è morta, ma è scappata con un cuoco vent’anni prima. Blier interpreta un vecchietto filosofo che crede ancora di poter conquistare giovani donne, illude se stesso e in fin dei conti è bugiardo come l’’amico. Durante il viaggio accade di tutto, ma la sceneggiatura è così raffazzonata da sembrare improvvisata: campi nudisti, autostoppiste sexy, droga, incontri galanti, serate al casinò, litigi. Niente di memorabile, comunque. Il finale rasenta il melodrammatico con Blier soccorso da Sordi durante un incidente, ma per fortuna tutto finisce in commedia con una corsa in ambulanza verso l’ospedale di Portofino.

Alberto Sordi

Un film dalla trama stiracchiata che non regge i tempi di un lungometraggio, per raccontare l’amicizia tra persone anziane, la terza età, il dramma di chi non si rassegna a invecchiare e vorrebbe vivere intensamente, nonostante tutto. Poteva essere una pellicola importante, ma non potevamo attenderci di meglio nelle mani di Enrico Oldoini, che confeziona un prodotto alla Yuppies, Vacanze di Natale, Anni Novanta, insomma, gira il suo cinema innocuo, che non lascia traccia. Una botta di vita, in ogni caso, resta il miglior film di Oldoini, come afferma Roberto Poppi: “un malinconico ritratto di due anziani amici che cercano di esorcizzare la morte comportandosi da ragazzini scapestrati”. Completiamo la rassegna critica. Paolo Mereghetti (una stella e mezzo): “Blier azzecca la malinconia del personaggio, Sordi invece gigioneggia convinto che basti riciclare le sue vecchie macchiette. E i problemi della terza età (l’urgenza vitale e il rifiuto delle mortificazioni) vengono ridotti a pretesto per una comicità troppo facile”. Condivido in pieno. Morando Morandini non spreca parole su una pellicola che non merita attenzione ma conferma la stella e mezzo. Pino Farinotti inserisce tra gli interpreti un’inesistente Philippe Noiret, ma concede due stelle: “Enrico Oldoini cerca di resuscitare la commedia all’italiana, imbastendo un specie di Sorpasso sulla misura di due grandi attori giunti alla terza età, Ma sono passati troppi anni. Per il pubblico e per gli attori”.

Andrea Ferreol

Una botta di vita è soltanto un’occasione perduta. Non ha niente a che vedere con Il sorpasso, né con la commedia all’italiana, ma anticipa lo squallore contemporaneo del television movie.  

Per vedere alcune sequenze:

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