giovedì 30 gennaio 2014

Le foto proibite di una signora per bene (1970)

di Luciano Ercoli 



Regia: Luciano Ercoli. Soggetto e Sceneggiatura: Ernesto Gastaldi, Mahnaén Velasco. Musica: Ennio Morricone. Fotografia: Alejandro Ulloa. Montaggio: Luciano Ercoli. Costumi: Gloria Cardi. Uscito in DVD USA (2006). Produzione: Italia/ Spagna. Produttori: Luciano Ercoli, José Frade, Alberto Pugliese. Case di Produzione: Produzioni Cinematografiche Mediterranee. Trebol Films C.C.. Genere: Thriller erotico. Durata: 93’. Colore. Interpreti: Dagmar Lassander (Minou), Nieves Navarro (Susan Scott) (Dominique), Pier Paolo Capponi (Pierre), Simon Andreu, Osvaldo Genazzani, Salvador Huguet.


Le foto proibite di una signora per bene è un thriller erotico ricco di elementi onirici e psichedelici, sceneggiato alla perfezione da Ernesto Gastaldi, girato con mano solida da Luciano Ercoli (anche montatore e produttore) e accompagnato dalla suggestiva colonna sonora di Ennio Morricone. La storia è basata su un insolito triangolo che compone la lista dei sospettati, ma regista e autori sono capaci di tenere alta la tensione narrativa fino all’ultima sequenza. Lo spettatore viene catapultato in un giallo hitchcockiano nel quale il colpevole potrebbe essere sia una moglie resa folle dalla depressione che vede ombre inesistenti, l’amica gelosa mangiatrice di uomini e persino un marito assassino a caccia di risarcimenti assicurativi. Un film moderno, invecchiato benissimo, che si guarda con piacere e che sarebbe interessante girare di nuovo con strumenti narrativi più espliciti, arricchendo la parte erotica. 

 
Dagmar Lassander è una stupenda moglie frustrata, irretita da un affascinante persecutore con cui instaura un rapporto sadomasochista, approfondito dalla scrittura filmica. Nieves Navarro è un’amica disinibita, spesso seminuda, donna moderna che anticipa i tempi della rivoluzione femminista. Pier Paolo Capponi è diligente in una parte ingrata da marito in crisi economica e affettiva. Non rivelo il finale perché il giallo è talmente ben fatto e il meccanismo della suspense è così ben strutturato che rovinerei il piacere della visione a chi decidesse di compare il dvd uscito negli Stati Uniti nel 2006, oppure di acquistare il film in rete. 


Un giallo erotico come non se ne fanno più, con il marchio italiano ben impresso nelle sequenze oniriche, negli intensi flashback morbosi e in numerose parti a rischio censura. Un film dal tono cupo, angosciante, a tratti perverso, persino claustrofobico, assolutamente da recuperare. L’introspezione psicologica è approfondita, soprattutto Dagmar Lassander fornisce un’interpretazione credibile di una donna controversa, affascinata dal suo stolker ma ancora innamorata del marito. Brava anche Nieves Navarro, stupenda in numerose sequenze hot e del tutto a suo agio in una parte non facile, visto il periodo oscurantista. Ercoli usa molto lo zoom e inserisce alcune sequenze psichedeliche, ma sono mode dei tempi che - se storicizzate - si possono perdonare. La colonna sonora suadente di un Ennio Morricone ancora non troppo famoso fa il resto e prende per mano lo spettatore e lo fa precipitare in un crescendo di perversione e orrore. Cercatelo. Ne vale la pena.



Luciano Ercoli (Roma, 1929) è al primo film da regista, ma l’esperienza non gli manca perché frequenta il mondo del cinema dai primi anni Cinquanta come assistente e aiuto, successivamente produttore di western e film di buon successo popolare. Nieves Navarro è sua moglie ed è stato lui a lanciarla nel cinema italiano, mentre lo pseudonimo di Susan Scott è un'invenzione di Fernando di Leo. Usa molto lo zoom e inserisce alcune sequenze psichedeliche, ma sono mode dei tempi che - se storicizzate - si possono perdonare. La giovane critica considera molto Ercoli, autore di alcune opere giudicate “interessanti” da Roberto Poppi come La morte cammina con i tacchi alti (1971) e Troppo rischio per un uomo solo (1973). 

Marco Giusti intervista Nieves Navarro e Luciano Ercoli (Stracult, 2010):
http://www.youtube.com/watch?v=7WtLzu-oTqI

1 commento:

  1. Peccato che Luciano Ercoli come regista non si sia più ripetuto a questi livelli.

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