mercoledì 8 gennaio 2014

Vip (2008)



di Carlo Vanzina


Vip è un film per la televisione girato da Carlo Vanzina, scritto e sceneggiato con la collaborazione del fratello Enrico, che è andato in onda domenica 12 ottobre 2008, in prima serata su Canale 5, interpretato da un buon cast  per raccontare le follie delle star e i sogni impossibili delle classi medie. Protagonisti della fiction sono un’infermiera sexy come Martina Colombari, un coatto romano (Enrico Brignano), l’oste di una trattoria prossima alla chiusura (Maurizio Mattioli), un giovane giornalista di gossip (Matteo Branciamore) e il portiere di un grande albergo (Carlo Buccirosso). 


Il motivo che riunisce i protagonisti è l’invito all’evento mondano dell’anno, un’occasione unica per respirare la vita dorata dei vip e per scoprire, una volta di più, che in quel mondo patinato non c’è nulla da invidiare. Tra gli altri protagonisti citiamo due bellezze del calibro di Maria Grazia Cucinotta e Alena Seredova, ma anche Hana Komestikova, Monica Scattini e Paolo Triestino. Molte storie si intrecciano secondo uno schema ormai collaudato dalla premiata ditta Vanzina che sforna buoni prodotti di intrattenimento: l’attrice Julia Logan (Hana Komestikova) racconta i problemi di cuore al giornalista di cronaca rosa Daniele Finzi (Matteo Branciamore); Il titolare di un ristorante in crisi (Maurizio Mattioli), è innamorato della nobile Nancy Scalera di Mondragone (Maria Grazia Cucinotta); Max, coatto proprietario di una jeanseria (Enrico Brignano) si finge un sovrano arabo per catturare l’interesse di Sabrina (Martina Colombari), assistente di un chirurgo plastico, che si spaccia per stilista; un portiere (Carlo Buccirosso) di un hotel importante è costretto ad accompagnare Alexandra (Alena Seredova), amante dell’ingegnere Sansoni (Paolo Triestino), alla festa e finisce per trescare con lei. 


La fiction è girata con cura, ma si nota dai tempi del montaggio che si tratta di un prodotto televisivo. Una tematica interessante viene trattata con il consueto stile superficiale dai Vanzina che sembrano in difficoltà quando devono affrontare una problematica in cui è necessario schierarsi.  L’inaugurazione del ristorante alla moda L’impero del sushi pare ricalcare l’apertura del Piper degli anni Sessanta, tanta è l’importanza che le cronache rosa conferiscono all’evento. Tutti i vip vogliono essere presenti e chi non è vip vuole esserci lo stesso per vedere da vicino il bel mondo. I tempi cambiano, sembrano dire i Vanzina, si va matti per una cosa ignobile come il sushi e si disdegnano le trattorie che servono romanissime fettuccine. La pellicola presenta i toni della telenovela sul mondo dei vip, perché i pochi elementi critici sono stemperati dalla melassa televisiva. 
 

La galleria di personaggi è riuscita, anche se non tutte le storie sono legate tra loro e la pellicola ricorda i vecchi film a episodi. Tra le storie migliori citerei quella del fettuccinaro in crisi interpretato da un grande Maurizio Mattioli, ma anche Enrico Brignano innamorato di Martina Colombari non è male. La sceneggiatura è piuttosto debole e i racconti risentono della collocazione televisiva, anche se attori come Carlo Buccirosso sono bravi in ogni situazione. Da dimenticare l’episodio che presenta Matteo Branciamore giornalista alle prime armi innamorato di Julia Logan (Hana Komestikova), sia per la poca credibilità che per la recitazione ai minimi storici. Tra le attrici migliori citiamo Maria Grazia Cucinotta e Martina Colombari, calate con grande professionalità nelle rispettive interpretazioni. 
 
 
Alena Seredova è stupenda, recita con la sua voce, ma non ha il carisma della vera attrice, mentre Monica Scattini è brava nei panni di una donna in carriera tradita da un marito trascurato. I fratelli Vanzina hanno confessato a Repubblica che una fiction odierna per avere successo non deve piacere a tutti: “Hai successo se riesci a fotografare una generazione in un momento di cambiamento. Deve esserci qualcosa che evolve: gli anni Sessanta hanno segnato un momento importante, come gli anni Ottanta, mentre i Settanta sono i più duri. E con la fiction non devi colpire tutta la società, ma un settore. Se una parte si riconosce - penso ai trentenni di Friends - hai raggiunto l’obiettivo. Essere generalisti non paga”. Forse hanno ragione loro…

Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi

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