sabato 10 maggio 2014

Orgasmo nero (1980)

di Joe D’Amato


Regia: Joe D’Amato (Aristide Massaccesi). Soggetto: Joe D’Amato. Sceneggiatura: Joe D’Amato, Donatella Donati. Montaggio: Heidi Morras. Fotografia: Alberto Spagnoli. Musiche: Stelvio Cipriani. Trucco: Pietro Tenoglio. Produttore: Giuseppe Mangogna. Paesi Produzione: Italia, Santo Domingo. Durata. 90’. Genere: Erotico. Interpreti: Nieves Navarro, Richard Harrison, Lucia Ramirez.


Orgasmo nero (noto anche come Voodoo Baby) è stato girato a santo Domingo nel 1978, insieme ad altre pellicole soft e hard, ma è uscito al cinema nel 1980. Possiamo dire che il girato dominicano è un unico blocco dal quale Massaccesi ha attinto in sala montaggio per comporre diverse pellicole e anche svariate versioni (più o meno spinte) delle storie. Orgasmo nero ha almeno un paio di versioni, quella castigata e tagliatissima, che è un blando erotico, e una più spinta, che pur non essendo hard si avvicina molto al genere. Sceneggiato e montato da Heidi Morras (Aristide Massaccesi, Luigi Montefiori e in sede di revisione pure Luigi Cozzi), il trucco è di Pietro Tenoglio e le musiche di Stelvio Cipriani. La coproduzione è tra Santo Domingo e Italia. Interpreti: Nieves Navarro (nome d’arte Susan Scott), Richard Harrison e Lucia Ramirez (una bella ragazza dominicana che aveva una storia con il produttore). Da citare una breve apparizione di Luigi Cozzi come figurante.


Orgasmo nero è un erotico esplicito che non travalica i confini del softcore. Si comincia con un rito tribale in un’isola di Santo Domingo dove il padre della bella Haini sta morendo perché azzannato da uno squalo. I familiari lo devono uccidere per porre fine alle sofferenze e la figlia sta mangiando il suo cuore per portarlo sempre con sé e dargli pace. A questo punto entra in scena la coppia in crisi composta da Paul (un etnologo che studia le tradizioni dei popoli caraibici) ed Helen (una donna sessualmente insoddisfatta). Il rapporto tra i coniugi è molto freddo e Paul rimprovera la moglie di non essere capace di dargli un figlio. Haini (Ramirez) diventa molto amica di Helene (Navarro) e la invita alla cerimonia funebre per dare pace all’anima del padre. Helene teme di farsi stregare dalla bellezza del posto dove l’amica vive, deve tornare alla civiltà e alla frenesia del mondo occidentale. Il marito invece deve continuare i suoi studi sull’isola ma permette alla moglie di partire e le consiglia di portare con sé Haini. La dominicana è combattuta tra il desiderio di seguire l’amica e la voglia di restare al villaggio. 


Alla fine sceglie la civiltà e si fa ripudiare dalla madre che la frustra sulla soglia della capanna. Si tratta di un rito al quale chi vuole andarsene deve sottostare e che comporta la cacciata definitiva dal villaggio. Quando le due donne arrivano in città l’amicizia diventa qualcosa di più morboso e quella che doveva essere una specie di figlia adottiva diventa l’amante. Helene è gelosa di lei e delle amiche che ci provano sessualmente. La relazione con la giovane dominicana fa perdere la testa a Helene che tradisce il marito, prima con un comune amico e poi con un dominicano rimorchiato in un bar. Quest’ultimo rischia di fare una brutta fine perché Haini, accecata dalla gelosia, cerca di ucciderlo con un machete. Non ci riesce solo per l’intervento di Helene che se ne accorge in tempo. Quando il marito torna a casa si accorge che le due donne vivono una torbida relazione e chiede alla moglie di rispedire Haini al villaggio. Helene rifiuta perché è innamorata. Paul è disperato, si ubriaca e si reca dall’amico che è stato a letto con la moglie per trovare conforto, ma quest’ultimo confessa il tradimento e gli dice che Helene se la fa con tutti. Paul è sconvolto. A casa le due donne stanno amoreggiando, lui entra nel gioco erotico, violenta Haini, ma la moglie pare contenta e partecipa alla nuova esperienza. Si tratta di una mossa che fa riconquistare a Paul l’amore di Helene e la coppia pare di nuovo unita. Tra l’altro i due scoprono che potranno avere un figlio grazie a un ritrovato medico e decidono di far tornare Haini al villaggio. La dominicana medita la vendetta, grazie a riti vudù con bambolotti, candele e spilloni. Quando arrivano sull’isola, Helene saluta Haini con dolcezza e la lascia nelle mani di Paul. 


Il marito accompagna la ragazza al villaggio mentre la moglie attende preso l’imbarcazione. Haini viene accolta da uno strano rito vudù con uomini in maschera, balli e suoni di tamburi. A Paul viene offerta una bevanda che lo stordisce e lo consegna nelle mani degli indigeni. Paul viene fatto sdraiare su di un altare sacrificale fatto di foglie di palma e Haini lo uccide con una coltellata al petto. Subito dopo mangia parte del suo cuore e ne offre pure a Helene, che è sopraggiunta, preoccupata per la sorte del marito. “Ora lui è parte di noi”, dice Haini. Helene comprende solo quando vede il marito morto sull’altare. Un grido di terrore chiude la pellicola.


Non condivido il giudizio di Marco Giusti che su “Stracult” definisce Orgasmo nero “uno dei migliori porno di D’Amato”. Prima di tutto perché non è un porno, ma solo un erotico spinto, poi non è vero che tra gli attori ci sono Mark Shanon e Annj Goren.  Shanon (Manlio Cersosimo) compare soltanto nella versione più esplicita di Orgasmo nero, ma per una breve sequenza quando Haini sogna di aver avuto con lui un rapporto orale sulla spiaggia e si masturba.  Si tratta di un inserto prelevato da Sesso nero ed è l’unica parte porno della pellicola durante la quale si vede un membro maschile in erezione. Orgasmo nero è una delle peggiori pellicole tra quelle girate a Santo Domingo. Indecisa tra il soft e l’hard, mal recitata da Richard Harrison, a disagio nelle scene erotiche, e da Lucia Ramirez (scoperta a Santo Domingo), inespressiva quanto bella. La Navarro è brava e disponibile, interpreta sequenze hot ai limiti dell’hard, ma da sola non basta a salvare il film. 


La pellicola procede a ritmi blandi, la trama pare un pretesto per mostrare ripetitivi rapporti lesbici. Molte masturbazioni femminili, carezze spinte, riprese ginecologiche degli organi sessuali, penetrazioni simulate e riprese da porno tagliato. Le cose buone sono una curata ambientazione dominicana, la descrizione di usi e costumi, danze, riti tribali e tradizioni vudù. Per chi ama le contaminazioni orrorifiche da ricordare i macabri banchetti a base di organi umani, di stampo cannibalico, che troviamo in testa e in coda al film.

La colonna sonora di Stelvio Cipriani




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