domenica 16 agosto 2015

Cornetti al miele (1999)

di Sergio Martino


Regia. Sergio Martino. Soggetto e Sceneggiatura: Luciano Martino, Sergio Martino, Herbert Simone Paragnani. Fotografia: Roberto Girometti. Montaggio: Alberto Moriani. Scenografia e Costumi: Valentina Di Palma. Musiche: Daniele Cestani. Produzione: Devon Cinematografia, Rai. Interpreti: Antonio Catania, Carla Signoris, Marina Giulia Cavalli, Alessia Merz, Armando De Razza, Elio Germano, Lando Buzzanca, Romano Talevi, Sonia Topazio, Elisabetta Pellini, Rocco Riccardo Montillo, Michela Lo Noce, Alberto Bognanni.



Cornetti al miele è un film per la televisione che Luciano e Sergio Martino scrivono con la chiara intenzione di rendere omaggio a quella commedia sexy di cui sono stati celebrati autori. Sono cambiati i tempi, i soggetti e gli interpreti, purtroppo. Non basta il rimando ironico al vecchio Cornetti alla crema (1981), una commedia degli equivoci ai massimi livelli, pochade condominiale tra portieri curiosi, vicini impiccioni, donne che vanno e vengono da un appartamento all’altro. Cornetti alla crema viveva di una sceneggiatura impeccabile, priva di tempi morti, la comicità Fenech - Banfi era figlia di un affiatamento totale, la parte sexy non era meno interessante. Cornetti al miele, diciotto anni dopo, racconta di un protagonista (Catania) angosciato per le responsabilità familiari, preoccupato per moglie e figli, che vive una profonda crisi matrimoniale e non perde occasioni per farsi le amanti. Non solo, tradisce l’amante ufficiale - la migliore amica della moglie - persino con la giovanissima ex fidanzata del figlio, in un meccanismo logoro e consunto da pochade senza idee. 


Tra le cose da salvare la presenza di Lando Buzzanca come consulente sexy del marito fedifrago che mette al servizio tutta la sua passata esperienza. Antonio Catania è un buon attore ma non è adatto a interpretare simili ruoli, fa rimpiangere non poco attori del calibro di Banfi e Montagnani ed è in grande imbarazzo nelle sequenze sexy. Carla Signoris è una moglie anonima, Maria Giulia Cavalli un’amante bella ma del tutto incapace di recitare in maniera credibile, mentre Alessia Merz risolleva un minimo il tasso erotico e convince nel ruolo della lolita che manda in estasi il quarantenne. Elio Germano - alle prime armi - si vede poco nei panni del fidanzato che mette incinta la figlia di Catania e nell’economia della pellicola è del tutto irrilevante. Quel che non funziona è il meccanismo da commedia degli equivoci, proprio ciò che nei migliori lavori anni Settanta era perfetto, sia per la sceneggiatura che per un’interpretazione da manuale. Tutto sa di già visto, di già detto, di inutile, sembra un remake di una serie di vecchi film condito in salsa televisiva. Fotografia e montaggio sono da television-movie e la tensione narrativa degna di una fiction di terz’ordine. La parte comica naufraga miseramente in una serie di battute scontate e prevedibili, la parte sexy - trattandosi di un prodotto televisivo - è del tutto stemperata con il regista che stacca la macchina da presa sempre al momento giusto. Dai fratelli Martino era giusto attendersi di meglio. Sic transit

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